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LA DENOMINAZIONE LOCALE NELLA DESTRA ADIGE

Il metodo di ricerca toponomastica del professor Paolo Boschi

Il professor Paolo Boschi, studioso di toponomastica e di linguistica, già docente nelle scuole medie e superiori, ha scritto in esclusiva per il nostro portale queste note sul significato dei nomi dei paesi e delle località nella Destra Adige, da Avio alla Chiusa di Ceraino-Rivoli, allargando l’orizzonte anche ai monti (il Baldo, il Pastello) e al lago di Garda (Brenzone). Si tratta di ricerche del tutto nuove, che fanno piazza pulita di conoscenze consolidate durante tutto il Novecento e anche prima. Il metodo seguito dal professor Boschi parte da un presupposto: la principale lingua di riferimento non è più il latino, sul quale si sono sempre basati gli autorevoli studiosi del passato, bensì l’anglosassone, molto simile al longobardo e alle lingue ingevoni. Sono, queste, le lingue parlate dalle popolazioni barbariche che hanno invaso l’Italia nel Basso Impero e all’inizio dell’Alto Medioevo. Proprio in quell’arco temporale si formò la stragrande maggioranza dei nostri toponimi, che traggono il loro significato dalle caratteristiche fisiche dei luoghi, in particolare idrografiche. Soltanto in epoca successiva, a partire dall’anno Mille, essi quasi sempre vennero “latinizzati”, dando origine con impressionante frequenza – secondo l’autore – a equivoci, errate interpretazioni, ricostruzioni dotte ma non rispondenti al significato originario. La lettura di questo testo richiede un certo impegno, essendo uno studio di livello specialistico. Un’unica avvertenza: la sigla ags che ricorre frequentemente sta a significare “anglosassone”, la lingua nordica di riferimento che è, nella peggiore delle ipotesi, molto simile e, nella migliore, equivalente al longobardo ed alle altre parlate dai barbari che hanno invaso la penisola italiana. Si veda anche, nella sezione LIBRI di questo portale, la presentazione del volume dello stesso prof. Boschi “Il significato dei nomi locali nella Destra Adige”.


Da Avio a Brentino alla Chiusa
il significato dei nomi locali 
(passando per il Monte Baldo)


di Paolo Boschi

Anche l’interpretazione etimologica dei nomi locali nella Destra Adige fra Avio e la Chiusa trova nella stragrande maggioranza dei casi una soluzione nella configurazione idrografica della zona. Quando nascono i toponimi antichi del nostro territorio i corsi d’acqua rappresentano il punto di riferimento più visibile per chi si sposta; il paesaggio ha in quell’epoca dei connotati diversi perché non è stato modificato dall’attività umana: è un paesaggio scarno, essenziale fatto di rocce, montagne e appunto corsi d’acqua.

La tradizione si è servita del latino per spiegare i nostri toponimi antichi e spesso questo ha portato a delle discussioni inconcludenti. Se noi invece partiamo dall’ipotesi possibile e plausibile che questi toponimi li abbiano creati le popolazioni ingevoni che hanno invaso tutta la penisola italiana troviamo delle spiegazioni linguisticamente giustificate, e, questa è la novità, verificabili nella realtà geografica. SI tratta di composti germanici per cui nella traduzione bisogna seguire il percorso inverso di quello adottato finora: da destra verso sinistra, perché a destra troviamo il concetto più importante ed a sinistra una o più specificazioni.

Facciamo un esempio concreto: CAPRINO. Allontaniamo subito l’idea che c’entrino le capre come vuole la tradizione. Il toponimo va scomposto in un CA = CAR = montagna + PRI = BRI = BRAED = grande + IN = IIN = torrenti, con sovrapposizione vocalica + O = OD = bacino. Partendo dall’ultimo elemento e risalendo verso sinistra otteniamo “bacino idrografico di grossi torrenti montani”. Se noi guardiamo la carta geografica o verifichiamo sul posto troviamo una realtà incontestabile sotto gli occhi di tutti. Qui vediamo una regola che è indispensabile per capire gli esiti fonetici: la caduta della consonante finale di sillaba che è una costante nel danese (stoed) e frequente nel mondo anglo sassone (glottal stop).

BELLUNO: qui troviamo un BEL = BOL = BUL = BIL = BAL = montagna + LUN = LON = LAN = LEN = LIN = corso d’acqua + ags O = OD = bacino. Otteniamo così un “bacino torrentizio montano” e vediamo che il timbro vocalico nelle lingue ingevoni all’epoca era ininfluente e comunque molto debole e facilmente confuso.

Interessante anche il toponimo BRENTINO: da rimuovere l’idea che sia stato il recipiente domestico a dare il nome al centro abitato! Cfr BRE = BRAED = grande + ags ENT = EENT = torrenti (con sovrapposizione vocalica E+E) + IN = infisso plurale + O = OD = bacino: “bacino di grossi torrenti”, come BRENTONICO! BRENTA, il fiume ne è la forma singolare perché manca l’infisso -ON-. BRENZONE < *BREMZONE < ags BREM = BRIM = torrente + ags ZO = corso d’acqua + ags ON = infisso plurale + ags E = ED = bacino; il riferimento è a più alvei del corso d’acqua. Se la forma originaria è BREN il collegamento è con l’ags BRUN, BRUNNA, BRON = sorgente. Fra Cristane e Costermano vi è un piccolo gruppo di case chiamato BRAN, attraversato dall’acqua di una sorgente. 

CORONA non ha niente a che vedere con il latino CORONA che dalla tradizione è stato interpretato come un oronimo: cfr CO = COR = montagna + RON = RIN = REN = RAN = RUN = corso d’acqua + ags A = AD = bacino: quindi il santuario prende il nome dal torrente che scorre ai suoi piedi. Toponimo simile Volano con le stesse caratteristiche fisiche.

ZUANE non ha niente a che vedere con il nome dialettale per GIOVANNI, ma indica una pluralità di corsi d’acqua: ZU = ZAE = corso d’acqua + ags AN = infisso plurale + ags E = ED = bacino; le carte geografiche, infatti, segnano due torrenti che circondano la zona. E’ sinonimo di BRENZONE. GAION (a N di Caprino troviamo anche la forma GAON): cfr GA = GAR = montagna + A = AEW = acqua, con sovrapposizione vocalica A+A+ ION = GON = via, corso: “corso d’acqua che attraversa la montagna”. La forma GAIUM è una maldestra forma di latinizzazione oppure una deformazione popolare. Alterna con RIVOLTI = solco torrentizio in corrispondenza di un versante ripido < ags RIV = RIW = corso d’acqua + ags OLT = HEALD = dorsale ripida, con desonorizzazione + ags I = ID = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba. Come RIV-ALT-A!

NOMI DI LUOGO FRAINTESI DALLA TRADIZIONE FILOLOGICA ROMANZA

O PER ASSONANZA CON VOCI DELLA LINGUA ITALIANA

AFFI < ags A = EA = AEW = acqua, con caduta della consonante finale di sillaba + ags FI = FIG = WIG = vial corso, con caduta della consonante finale di sillaba. “Solco torrentizio”.

BOSCHI – in toponomastica non indica il bosco, ma è un idronimo: < ags BO = due + ags OS = YTH = corso d’acqua, con fusione vocalica (O+O) + ags CHI = CHIN = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba. Alla confluenza di due torrenti a N del M. ZOVO.

CAMPANA – in toponomastica indica una pluralità di solchi torrentizi: < ags CAM = CAN (per assimilazione) = bacino + ags PA = BA = FA = VA = via d’acqua + ags AN = infisso plurale + ags A = AEW = torrente, ruscello, con caduta della consonante finale di sillaba

CANALE – indipendentemente dalla presenza di canali artificiali, significa “alveo di fiume, valle solcata da corso d’acqua” < ags CAN = bacino + ags A = AE = acqua + ags LE = LEN = HLYNN = fiume, torrente, con caduta della consonante finale di sillaba. Vedi CANAL SAN BOVO, VALLE CANALE ai confini friulani con l’Austria, ecc.

CASTELLO – si trova anche in località dove non ci sono mai stati castelli, perché è un idronimo, come ad es. a CASTELLO di Terragnolo; < ags CA = CAR = montagna con caduta della consonante finale di sillaba + ags STEL = STEALL = corso d’acqua + ags O = OD = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba. I castelli sono stati costruiti secoli dopo la formazione della toponomastica antica.

CAVAION – cfr ags CA = CAN = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba + ags VA = WAED = acqua, con caduta della consonante finale di sillaba + ags ION = GON = via, corso, con vocalizzazione della G in I, fenomeno diffusissimo nella lingua danese.

CAVALLARA – non c’entrano i cavalli! Cfr ags CA = CAR = GAR = montagna, con desonorizzazione e caduta della consonante finale di sillaba + ags VAL = VOL = WAEL = corso d’acqua + ags A-RA = bacino idrografico. “Bacino torrentizio montano”.

COLETTO – nei pressi del M. Pollice; cfr ags CO = GO = GOR = montagna, con desonorizzazione e caduta della consonante finale di sillaba + ags LAET = bacino + ags O = OW = corso d’acqua, con caduta della consonante finale di sillaba.

CORDESPINO – cfr ags COR = GOR = montagna + ags DE = DO = DA = DEOP = versante ripido, con caduta della consonante finale di sillaba + ags S-PI = corso d’acqua + ags IN = infisso plurale + ags O = OD = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba. “Solchi torrentizi del versante montano”.

GALET - < ags GA = GAR = montagna, con caduta della consonante finale di sillaba + ags LET = LAET = bacino; oppure in alternativa < ags GAL = WAEL = corso d’acqua + ags ET = ED = bacino, con desonorizzazione.

LUBIARA – significa “bacino idrografico del torrente” < ags LU = LUN = acqua, con caduta della consonante finale di sillaba + ags BI = PI = VI = FI = via, corso + ags A-RA = bacino.

MONTALTO – non è “un monte alto”, ma “un versante ripido montano”: < ags MONT = MYNT = altura, rilievo + ags ALT = HEALD = versante ripido, con deaspirazione e desonorizzazione. Come RIV-ALT-A è “il bacino fluviale in corrispondenza di una costa ripida”. Nella Lomellina troviamo anche RIV-OLT-ELA che ha un significato simile. VICENTINO dovrebbe alludere alla presenza di due sorgenti: < ags VI = FI = BI = PI = due in posizione iniziale + ags CE = CEN = alveo, con caduta della consonante finale di sillaba + ags ENT = E
END = corsi d’acqua + ags IN = infisso plurale + ags O = OW = presenza di acqua, con caduta della consonante finale di sillaba. VICENZA < VI = due + ags CEN = bacino + ags ZA = SAE = corso d’acqua. Nelle vicinanze BEZZO e PIGNO.

PRESA (LA) – a N del Monte Zovo; cfr ags PRE = BRAED = grande, con desonorizzazione e caduta della consonante finale di sillaba + ags ES = YTH = corso d’acqua, con sovrapposizione vocalica E+E + ags A = AD = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba. “Grosso torrente”.

RIONDOLO (MONTE) – cfr ags RI = RIW = acqua, con caduta della consonante finale di sillaba + ags OND = AND = via, corso, con desonorizzazione + ags O-LO = bacino. “Bacino torrentizio”.

ROCCA – in toponomastica significa “corso d’acqua” < ags RO = ROW = acqua, con caduta della consonante finale di sillaba + ags CA = GA = GAN = via, corso, con desonorizzazione e caduta della consonante finale di sillaba. Vedi ad es. ROCCA PIA a Borghetto dove non ci sono mai stati castelli. Non è necessariamente legato a fortificazioni umane. Vedi anche ROCCHETTA (= parete rocciosa in prossimità del bacino torrentizio) all’imbocco della Val di Non.

SABIONI – a NO di Rivoli; è un idronimo che non ha niente a che fare con la sabbia: < ags SA = SAE = acqua + ags BI = via, corso + ags ON = infisso plurale + ags I = ID = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba. “Solchi torrentizi” come a SABBIONARA d’Avio.

SECCA (VAL) – indica il contrario: < ags SE = SAE = acqua + ags CA = GA = GAN = via, corso, con desonorizzazione e caduta della consonante finale di sillaba: corso d’acqua che è ben visibile sulle carte geografiche

TAOLETE – possono non essere le “tavolette”; anche qui abbiamo un idronimo che ci permette la verifica: cfr ags TA = due + ags O = OW = corso d’acqua, con caduta della consonante finale di sillaba + ags LAET = bacino + ags E = EW = torrente. “Letto di due corsi d’acqua”. Se il residente o lo storico locale conferma abbiamo fatto bingo! Vada ad es TAOLE a Patone, zona circondata da due torrenti.

TASSO – torrente; < ags TA = due + ags AS = YTH = corso d’acqua, con fusione vocalica (A+A) + ags O = OD = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba: “due bacini torrentizi”. Gli animali in toponomastica sono sospetti perché esseri mobili.

VENNUM – è la latinizzazione di un originario VENNO < ags VE = FE = PE = BE = due + ags EN = EEN = corsi d’acqua + ags O = OD = letto, solco, bacino, con caduta della consonante finale di sillaba: “due solchi torrentizi”.

VIGO – gli esegeti di formazione romanza danno per scontato che derivi dal latino VICUS quando in realtà è anch’esso un idronimo come può confermare la comparazione con luoghi che portano la stessa denominazione < ags VI = FI = PI = BI = due + ags I = EA = acqua, con sovrapposizione vocalica I+I + ags GO = GON = via, corso, con caduta della consonante finale di sillaba: “due corsi d’acqua”. Simile VIGOLO spesso abbinato con toponimi che significano la stessa cosa: VIGOLO BA-SEL-GA, VIGOLO VATT-A-RO, ecc. Il latino VICUS è molto poco identificativo. Quindi sia VIGO che VILLA sono degli idronimi: lo storico o il residente possono confermare.

VILLA – una delle frazioni di Rivoli; niente a che vedere con ville antiche o recenti: < ags VIL = WIELM = corso d’acqua, con caduta della consonante finale di sillaba + ags A = AD = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba. Vedi ad esempio VILLA LAGARINA che è una coppia sinonimica, dove i due elementi indicano la stessa cosa: infatti LA-GA-RIN-A ha lo stesso significato di VILLA e non fa riferimento a fantomatici laghi come suggerisce lo stemma comunale: < ags LA = LAN = acqua + ags GA = GAN = via, con caduta della consonante finale di sillaba + ags RIN = REN = fiume + ags A = AD = bacino. Da scartare anche l’etimo dal longobardo LAGAR = accampamento perché un manufatto umano per di più transitorio non lascia tracce nella toponomastica.

Sono preziosi per il ricercatore le denominazioni che implicano una dualità di corsi d’acqua perché in questo caso l’interpretazione data diventa inattaccabile. In questa zona abbiamo:

PASTELLO (MONTE) < ags PA = due + ags STEL = STEALL = corso d’acqua + ags O = OD = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba: “due bacini torrentizi”.

PEANE che più a N diventa PEAGNE: sono la stessa cosa perché nelle lingue ingevoni N e GN sono intercambiabili < ags PE = due + ags AN = AAN = torrenti + ags E = ED = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba

PESINA < ags PE = due + ags SIN = torrenti + ags A = AD = bacino, solco, letto, con caduta della consonante finale di sillaba.

POLLICE < ags PO = due + ags LI = LIN = corso d’acqua, con caduta della consonante finale di sillaba + ags CE = CEN = letto, solco, con caduta della consonante finale di sillaba

PIGNO < ags PI = due + ags IGN = IN = IIN = torrenti + ags O = OD = solco, letto, con caduta della consonante finale di sillaba

POZZOL(O) < ags PO = due + ags OZ = YTH = torrente, con sovrapposizione vocalica + ags O-LO = bacino

MARTINEL < ags MAR = alto, in alto + ags TI = due + ags IN = IIN = ruscelli + ags E-LO = bacino: “letto di due corsi d’acqua che si trovano in alto”.

BEZZO < ags BE = due + ags EZ = YTH = corso d’acqua + ags O = OD = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba

CRISTANE – il toponimo rimanda alla presenza di roccia < ags CR = GR = roccia, con desonorizzazione + ags I = EA = corso d’acqua + ags STA = STEALL = presenza di acqua, con caduta della consonante finale di sillaba + ags AN = infisso plurale, con fusione vocalica A+A + ags E = ED = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba. Possibile però anche che abbia preso il nome da chi vi ha abitato.

MONTE BALDO

Sono possibili due spiegazioni:

  1. Una generica < ags BAL = BOL = BEL = BUL = BIL = montagna + ags DO = DEOP = versante, costa ripida, con caduta della consonante finale di sillaba: “versante della montagna”.

  2. Una più specifica < ags BA = due + ags AL = WAEL = corso d’acqua, con sovrapposizione vocalica e vocalizzazione della W + ags DO = DEOP = versante, con caduta della consonante finale di sillaba. In questo caso i due torrenti grossi di riferimento sarebbero l’AV-IAN-A (= bacino idrografico) e la SOR-NA (= il torrente alto), che nei documenti antichi si presenta come SAR-NIS.

RIVOLI

1) Anche qui è di grande aiuto la comparazione che ci soccorre quando ci troviamo in difficoltà. Esiste un RIVOLI a Torino ed un RIVOLI in Friuli sul Tagliamento. La caratteristica che li accomuna è quella di trovarsi in prossimità di un fiume. La distanza dal centro abitato può variare perché nel corso della storia l’uomo dove ha potuto ha bonificato.

2)La parola RIVA è estranea alla parlata popolare; nel Trentino esiste qualcosa di simile, ma che non è la stessa cosa RIVOZ = scarpata, senza alcun riferimento a corsi d’acqua che veicola l’idea del franare. Anche in questo caso abbiamo un etimo ingevone < ags RIW = fluire, muoversi + ags OZ = OTH = suffisso nominale. RIVA è un termine che fa parte del superstrato italiano, nel dialetto si usa BERNA o TOMO.

3)In toponomastica RIVA è sempre legato alla presenza di un bacino idrografico: si trovano anche forme come RIVA’, RIVAGO, RIVAI che non si possono certo collegare al latino RIPA.


1) RIVOLI, RIVOLE, RIOLE, RIVOLA, RIVOLO
 sono forme equivalenti perché nelle lingue ingevoni il timbro vocalico è evanescente e non sempre decisivo

2)RIVOLI ha lo stesso significato del vicino VOLARGNE < ags VOL = corso d’acqua + ags ARGN = ARN = fiume, torrente + ags E = ED = bacino, con caduta della consonante finale di sillaba. Otteniamo lo stesso risultato sia scomponendo in RIV-O-LI sia scomponendo in RI-VOL-I: “bacino idrografico del fiume”


Il Tasso, l'anima
di un torrente.
Con Raffaello Boni
alla scoperta
di un ambiente incontaminato

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«Sono luoghi dove ancora ci si può perdere a guardare la magia dell’acqua». Raffaello Boni con questo filmato dal suggestivo sottotitolo "L’anima di un torrente", ci accompagna a scoprire luoghi incontaminati del Monte Baldo veronese meridionale, dove ha origine il torrente Tasso: la Valle dei Lumini, la Val delle Grate, il Fosso della Bergola. Immagini straordinarie cariche di poesia, affidate da Boni a un’altrettanto straordinaria “colonna sonora”, ovvero al rumore dell’acqua che scorre limpida e pura nel succedersi delle stagioni. 

Raffaello coinvolge lo spettatore con emozioni che rimandano alla grande tradizione cinematografica del genere naturalistico-ambientale, quella inaugurata in tempi lontani dal regista Franco Piavoli, oggi novantatreenne. Ricordate "Il Pianeta azzurro", documentario presentato nel 1982 alla Mostra del cinema di Venezia? Vengono inevitabilmente alla mente, a tale proposito, alcune sequenze girate dallo stesso Piavoli in un luogo-simbolo delle bellezze naturali venete al limite dell’area montebaldina, alla Chiusa di Ceraino-Rivoli, contenute nel film di un altro grande Maestro, "Terra Madre" di Ermanno Olmi. 

"Il Tasso. L’anima di un torrente" è anche un indiretto invito alla riflessione sulla necessità di una coscienza collettiva che resista all’ondata di speculazioni in corso da decenni. Proprio mentre assistiamo al dibattito, a volte surreale, sulla candidatura del Monte Baldo a patrimonio dell’umanità Unesco, sono in corso nell’indifferenza generale attacchi speculativi all’ambiente senza precedenti, ad opera di lobbies fuori controllo con la complicità di amministratori incapaci, come dimostra – per esempio – la serie di cementificazioni selvagge lungo le sponde del lago di Garda.  

Di fronte al dilagare di un turismo becero e devastante, incentivato proprio da una gestione del territorio considerato come bene di consumo da sfruttare per un facile profitto, il video di Raffaello Boni e le sue battaglie per l’ambiente hanno il senso della celebre frase di Madre Teresa di Calcutta (“quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano”), ma questa goccia assume oggi un forte valore di richiamo e ci invita a non desistere. (Gino Banterla)

Beni culturali trascurati, i ruderi di un'architettura militare che va difesa e valorizzata

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I resti della Tagliata d'Incanal, nella frazione Canale di Rivoli Veronese, nei primi anni Sessanta del secolo scorso e oggi. La fortificazione, completata dal Genio militare nel 1884 nell'ambito del programma delle nuove fortificazioni dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, ha subìto nel corso dei decenni  una serie di demolizioni e danneggiamenti. Il proprietario Renato Cristofaletti sta conducendo una solitaria battaglia per difendere e valorizzare questa importante testimonianza dell'architettura militare che si inserisce oggi nel panorama della "Terra dei Forti", denominazione adottata anche per i vini Doc della Valdadige.

Renato Cristofaletti, custode inascoltato 

della "Tagliata d'Incanal" nella Terra dei Forti

di Gino Banterla 



Chi percorre la provinciale sulla destra Adige nei pressi di Canale, frazione di Rivoli Veronese, s’imbatte nei ruderi di una vecchia fortificazione, che si estende nella campagna verso l’autostrada del Brennero e che un tempo comprendeva un corpo addossato alle pareti rocciose di Monte Magnone, meglio noto come Monte San Marco (così denominato per via di una cappella dedicata al patrono della Serenissima abbattuta sul finire dell’Ottocento per far posto all’omonimo forte). È la Tagliata di Canale, o meglio, d’Incanal, come viene indicata sulle antiche mappe che riportano il toponimo comprensivo della preposizione “in”, “en” nel dialetto, ossia “in Canale –Encanal”.

La Tagliata (così è definito nel linguaggio militare lo sbarramento fortificato di una via di comunicazione) venne completata nel 1884, nell’àmbito del programma delle nuove opere di fortificazione varato dal Genio militare dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, nello stesso periodo in cui venne ristrutturato il forte ex austriaco Wohlgemuth, con l’aggiunta della Batteria bassa, ossia il complesso militare che da allora assunse il nome di Forte Rivoli.

Così descrive la Tagliata d’Incanal l’architetto Lino Vittorio Bozzetto, uno dei massimi esperti di fortificazioni: «Il tema classico dello sbarramento fortificato montano è svolto con notevole qualità architettonica e perizia tecnica: l’opera, a tracciato irregolare in forma di poligono allungato e ripiegato, è disposta su impianto a corte, saldato alla parete rocciosa. Alla testata orientale, protesa verso l’Adige, è annesso un trinceramento difensivo rettilineo per 16-18 postazioni d’artiglieria, destinato a battere il pianoro fluviale verso settentrione. Il passante stradale è reso ostruibile sugli opposti fronti, dal ponte levatoio. L’azione di sbarramento verso nord è completata dalla retrostante batteria complementare (Batteria alta d’Incanal) a cielo aperto… Predisposta per una notevole dotazione d’artiglieria, in parte su due ordini di fuoco, la Tagliata è maestosamente inserita nello spazio fluviale e roccioso. La sua possente architettura è messa in risalto dal parametro delle pareti esterne a blocchi squadrati di pietra calcarea rosa di Lubiara, e dall’elegante disegno delle cannoniere, sormontate dagli archivolti a raggiera, a conci cuneiformi» (in “Forte Rivoli”, 2016).

Fatta parzialmente saltare in aria dai tedeschi in ritirata nella notte del 27 aprile 1945 per bloccare la strada, la Tagliata ha subìto nel dopoguerra progressivi danneggiamenti e demolizioni per favorire la viabilità sulla strada provinciale. Le demolizioni avrebbero potuto essere evitate se le istituzioni si fossero concretamente interessate a questa testimonianza storica e architettonica. Tuttavia si conserva ancora buona parte dell’opera principale, a Est, parzialmente interrata durante i lavori per la costruzione dell’autostrada sul finire degli anni Sessanta del secolo scorso.

Proprietario della Tagliata e del terreno circostante è oggi Renato Cristofaletti, 82 anni, di Canale, che l’ha avuta in eredità dal padre, il quale a sua volta l’acquistò dal Demanio. Piano piano Cristofaletti si è innamorato di questa struttura sino a diventarne geloso custode. Di fatto è diventata per lui una seconda casa, poiché dalla primavera all’autunno vi trascorre gran parte delle sue giornate. Ha trasformato, a modo suo, gli interni, ricavandone una sorta di museo nel quale sono esposti vecchi attrezzi agricoli, mobili, oggetti di ogni sorta. Non solo: la Tagliata è diventata, soprattutto la domenica pomeriggio, luogo di ritrovo per un nutrito gruppo di pensionati, che qui trascorrono qualche ora in compagnia giocando a carte.

Da anni Renato Cristofaletti conduce una solitaria battaglia per valorizzare e difendere dall’incuria e dagli atti di vandalismo questo monumento della “Terra dei Forti”, mèta di un numero crescente di visitatori che lui accoglie con grande ospitalità. Ha bussato a tante porte delle istituzioni, a iniziare dal Comune, ma finora nessuno gli ha dato una mano. Ma non si arrende, anzi, ha un sogno nel cassetto: mettere in luce il tunnel interrato che collegava la fortificazione all’Adige ed esplorare il collegamento, oggi ostruito dal pietrisco, con la Tagliata alta.

Il collegamento con l'Adige e con la Batteria alta

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In alto: Renato Cristofaletti davanti al lato Sud della Tagliata d'Incanal e nel fianco Nord-Est. Da notare, nell'immagine a destra, i blocchi in pietra calcarea che formano la possente architettura. Qui sopra a sinistra Cristofaletti indica il punto dal quale parte il tunnel di collegamento con l'Adige. Nell'immagine a destra l'accesso al passaggio segreto di collegamento con la Batteria alta, andata in gran parte demolita durante i lavori di costruzione del canale Biffis nel 1943, in piena guerra. Nel disegno qui sotto il sistema difensivo di Canale, con il corpo principale della Tagliata e la Batteria alta.

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La vecchia cava di pietra 

diventa teatro naturale

Testo e foto di Raffaello Boni

C'è un luogo ideale nel comune di Rivoli Veronese, esempio di altri simili, che ci parla di natura e di uomini. Un luogo dove questi elementi si sono sovrapposti, compenetrati ed infine fusi. Oggi in questo teatro naturale troviamo ancora i resti di funi arrugginite e pietre squadrate. Si tratta di una delle vecchia cave, dalle nostre genti definite “preare”, che per molti anni hanno interessato parte di questo territorio. La grande cava è situata nel settore est del Monte Mesa, dove lo stesso viene troncato dalle pareti strapiombanti che delimitano la destra Adige.

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Ci troviamo sopra la Chiusa, poco prima di Gaium. È una gola straordinaria e affascinante che rappresenta idealmente la linea di separazione tra lo spazio alpino e la pianura padano-veneta. A seguito del progressivo abbandono di questa tradizionale e durissima attività di cava è iniziata da parte della natura una lenta ed inesauribile opera di ripristino ecologico. In meno di un secolo questo luogo, modificato dal lavoro dell'uomo, si è trasformato in un originale e ricco ecosistema. È un habitat di rilevante interesse naturalistico e paesaggistico. Le osservazioni effettuate hanno permesso di accertare la presenza di una consistente biodiversità, che in piccolissima parte elenchiamo di seguito.

L' ambito della vecchia cava, data la notevole aridità e la presenza di rocce affioranti, mostra condizioni di accentuata stabilità e resistenza all'avanzata del bosco. La vegetazione arborea ed arbustiva è rada e stentata, con poche specie che riescono ad adattarsi a queste condizioni estreme. Tra loro troviamo il pioppo nero (Populus nigra), l'albero di Giuda (Cercis siliquastrum), il ciliegio canino (Prunus mahaleb), il pero corvino (Amelanchier ovalis), il terebinto (Pistacia terebinthus) e la buddleja (Buddleja davidii). Fra i blocchi di pietra rimasti e lo sfasciume di pietre si sono create nella nicchie ombrose che ospitano felci, muschi e licheni. Tra i fiori più interessanti ci sono l'aglio montano (Allium senescens), la valeriana rossa (Centranthus ruber), il cartamo lanato (Carthamus lanatus), il garofano dei certosini (Dianthus carthusianorum), il dittamo (Dictamnus albus) il cheiranto retico (Erysimum rhaeticum), l' issopo aristato (Hyssopus officinalis), la cicerchia capillare (Lathyrus setifolius), il raponzolo di Scheuchzer (Phyteuma scheuchzer), il sedo maggiore (Sedum maximum), il seseli steppico (Seseli pallasii) ed alcune specie di orchidee del genere ophrys.  

In estate, sulle pareti di questa cava, compare la rara campanula del Monte Baldo (Campanula petraea). È un importante endemismo, con un areale di crescita limitato alla parte terminale della Val d'Adige, segnalato per le rupi del Monte Baldo da Pona fin dal 1617.

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Le vecchie cave di marmo e le pareti strapiombanti sull'Adige sono frequentate da numerosi uccelli, sia migratori che stanziali. Tra questi sono molto comuni il gheppio (Falco tinnunculus), la rondine montana (Ptynoprogne rupestris) e il codirosso (Phoenicurus phoenicurus). Più rari il gufo reale (Bubo bubo), il passero solitario (Monticola solitarius) e il picchio muraiolo (Tichodroma muraria). Normalmente il picchio muraiolo vive e nidifica in alta montagna. Occasionalmente, durante il periodo invernale, può scendere a quote più basse. Riesce incredibilmente a camminare sulle pareti rocciose dove, con il suo lungo becco ricurvo, cattura ragni ed altri insetti tra gli interstizi delle rocce o in volo. Quando apre le ali tondeggianti, simili a quelle di una farfalla, appare un lampo rosso tra le rocce grigie.  

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